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Jaurès, Jean.

Uomo politico e storico francese. Laureatosi all'Ecole Normale Supérieure di Parigi con una tesi sulle origini del Socialismo tedesco, nel 1881 divenne assistente di Filosofia presso l'università di Tolosa. Eletto deputato per il Tarn nel 1885, dalle iniziali posizioni moderate si andò sempre più orientando verso il Socialismo. In seguito alla battaglia condotta nell'affare Dreyfus, divenne capo indiscusso dei socialisti francesi. Nella sua concezione del Socialismo si ispirò, oltre che a Marx, reinterpretato in chiave idealistica, a Kant, Fichte, Hegel. A partire dal 1898, dapprima sul suo giornale "La petite République" poi sull'"Humanité", da lui fondato nel 1904, prese posizione a favore del Revisionismo. Nel 1906 riuscì ad attuare l'unificazione di vari tronconi del Socialismo francese. Negli anni successivi si impegnò per impedire lo scoppio della guerra mondiale e si schierò contro il Colonialismo. Sostenne con convinzione l'idea della "collaborazione di classe" nella lotta comune contro la reazione, definendo il governo Clemanceau (1906-09) un ministero di "conservazione sociale". Fu assassinato da un esaltato, dietro palese istigazione di organizzazioni terroristiche di destra. La sua opera di maggior rilievo è l'Histoire socialiste 1789-1900 (1901-08). Tra le altre opere: La pensé e nouvelle (1895); Etudes socialistes (1902); L'armée nouvelle (1911) (Castres, Tarn 1859 - Parigi 1914).